Si è svolto alcune settimane fa, a Castellaneta (TA) il 39esimo Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane, che, quest’anno, è stato intitolato “Per uno sviluppo umano integrale” (27-30 Marzo 2017).
Obiettivo dell’evento è stato quello di riflettere ed interrogarsi in modo significativo su quanto riportato nell’articolo 1 dello Statuto di Caritas Italiana, secondo il quale (la Caritas) “è l’organismo pastorale costituito al fine di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica”.
Allo stesso tempo, il Convegno ha proposto una riflessione sui temi dello sviluppo correlato alle dimensioni della pastorale, della cultura e dell’operatività concreta, a livello nazionale, europeo e internazionale, per orientare il cammino futuro, alla luce delle tematiche e degli orientamenti legati al nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale recentemente istituito da Papa Francesco.
Il Santo Padre infatti nella lettera «Humanam progressionem» in forma di «Motu Proprio» con cui istituisce il Dicastero così afferma: “In tutto il suo essere e il suo agire, la Chiesa è chiamata a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo alla luce del Vangelo. Tale sviluppo si attua mediante la cura per i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. Pertanto il nuovo Dicastero sarà particolarmente competente nelle questioni che riguardano le migrazioni, i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura.”
In realtà già lo scorso anno, in occasione del 38esimo Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane svoltosi a Sacrofano (Roma), Mons. Galantino, Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, esortava ad interpretare correttamente il nostro essere protagonisti della inclusione sociale dei poveri, e di esserlo a partire dal nostro essere Chiesa di Cristo oggi; nel suo intervento, affermava ancora che “non possiamo pensare che si possa evangelizzare tenendo separate, anche se inconsapevolmente, la parola e la testimonianza, o peggio ancora che si possa evangelizzare misurando l’efficacia dell’evangelizzazione in termini di presenza o di influenza socio–politica”.
Tantissimi gli spunti emersi durante le quattro giornate dei lavori, a partire dai saluti del Presidente di Caritas Italiana, S. Em.za Card. Franco Montenegro, il quale ha ribadito che Caritas deve “essere Chiesa esperta di umano. Il nostro compito è di scandalizzare attraverso la profezia. Dobbiamo allora inserire la spina e correre con la Chiesa, con le maniche rimboccate e le scarpe sporche, in ascolto dello spirito ci renderemo conto che la convivialità delle differenze è consegnata a ciascuno di noi”, fino alle testimonianze di Yvan Sagnet e Cosimo Rega, “La voce di chi non ha voce”, della puntuale relazione di S. Em.za Card.Peter Turkson, Presidente del Dicastero per il Servizio per lo Sviluppo Umano Integrale, passando per le attività di laboratorio e per la visita alle opere segno di Bari, Brindisi e Taranto, fino alle conclusioni del confermato Direttore di Caritas Italiana, Don Francesco Soddu, le quali hanno prospettato un ben definito percorso di lavoro per il prossimo quinquennio, con la persona al centro di tutto e di tutto ciò che le appartiene, a partire dall’ambiente e dall’apporto fondamentale della comunità cristiana, che riscopre la Fede nell’aiuto agli ultimi, ai soggetti vulnerabili, alle fasce deboli, ai vecchi e nuovi poveri: il Cristo che, quotidianamente, si manifesta a noi per dar senso alle nostre esistenze.